01/07/2022
Masticare lentamente aiuta a dimagrire e restare in forma
La vita frenetica di tutti i giorni sembra essere ormai un motivo ricorrente nella vita di molte persone. Per fortuna, però, gli studi sulla corretta alimentazione ci spronano a intraprendere la via della lentezza. Gli esperti della nutrizione consigliano di interrompere la dannosa voracità che spinge a consumare il cibo in maniera frenetica, sottolineandone gli effetti deleteri.
A far tornare in voga il rito della lentezza ci pensano i ricercatori dell’Università di Hiroshima che, dopo uno studio approfondito, hanno stabilito che mangiare con foga fa incorrere le persone in un maggiore accumulo di grasso addominale.
E pensare che un tempo si credeva di farsi del bene mangiando poco e di fretta. Sappiamo tutti che ci sono circostanze in cui non c'è modo di sedersi tranquilli e la velocità del pasto è dettata da necessità lavorative. Mangiare in maniera coerentemente funzionale è comunque possibile, anche quando si debba rapidamente tornare al lavoro.
Quando si segue una dieta ipocalorica al fine di perdere peso si è spesso portati a concentrarsi sul contenuto calorico di ciò che si mangia, trascurando invece la modalità con la quale ci si alimenta.
In conclusione possiamo dire che mangiare di fretta e senza essere rilassati non sazierà, ma farà presto tornare la fame e accumulare di più rispetto ad aver effettuato una corretta masticazione della stessa quantità di alimento.
Un pasto gestito in maniera tranquilla regala anche qualche piccolo momento di serenità per le giornate frenetiche di quelle persone a cui un po' di pace farebbe proprio tanto bene.
Andrea Tardino
A far tornare in voga il rito della lentezza ci pensano i ricercatori dell’Università di Hiroshima che, dopo uno studio approfondito, hanno stabilito che mangiare con foga fa incorrere le persone in un maggiore accumulo di grasso addominale.
E pensare che un tempo si credeva di farsi del bene mangiando poco e di fretta. Sappiamo tutti che ci sono circostanze in cui non c'è modo di sedersi tranquilli e la velocità del pasto è dettata da necessità lavorative. Mangiare in maniera coerentemente funzionale è comunque possibile, anche quando si debba rapidamente tornare al lavoro.
Quando si segue una dieta ipocalorica al fine di perdere peso si è spesso portati a concentrarsi sul contenuto calorico di ciò che si mangia, trascurando invece la modalità con la quale ci si alimenta.
- Masticare lentamente aumenta il senso di sazietà, come dimostrato da uno studio della Birmingham University. Se si mastica lentamente e più a lungo si arriva a fine pasto in maniera più appagata e si diminuisce il senso di fame anche nell’arco della giornata (meno snack calorici fuori pasto).
- Masticare bene aumenta la facilità con cui i singoli nutrienti vengono messi a disposizione della superficie assorbente dell’intestino. All'interno di quest'ultimo, gli alimenti non totalmente digeriti possono provocare infiammazione, stimolare fenomeni di tipo allergico e produzione di aria da parte della flora intestinale.
- Durante la masticazione il contenuto alimentare ingerito viene ridotto e reso facilmente aggredibile dai succhi gastrici: se questo viene fatto nel modo corretto la digestione risulta facilitata, più veloce ed si evitano alcuni fastidiosi sintomi come il gonfiore di pancia e il reflusso gastroesofageo.
- Mangiare velocemente non consente allo stomaco di prepararsi all’arrivo del cibo. Il tempo necessario alla muscolatura dello stomaco per distendersi e accogliere il cibo è fondamentale per una corretta digestione.
- Masticando bene e mangiando lentamente viene deglutita meno aria. Questo facilita una maggiore accettazione degli alimenti da parte dell’organismo. Al contrario, mangiare di fretta e masticare poco significa ingurgitare più aria, con riflesso gonfiore addominale (a ciò si aggiunga il trauma che spesso si provoca allo stomaco che rischia di essere danneggiato da pezzetti ancora interi di cibo).
- Mangiare con calma fa bene alle arterie, riduce il livello infiammatorio e di conseguenza lascia la strada libera al dimagrimento, stimolandolo.
In conclusione possiamo dire che mangiare di fretta e senza essere rilassati non sazierà, ma farà presto tornare la fame e accumulare di più rispetto ad aver effettuato una corretta masticazione della stessa quantità di alimento.
Un pasto gestito in maniera tranquilla regala anche qualche piccolo momento di serenità per le giornate frenetiche di quelle persone a cui un po' di pace farebbe proprio tanto bene.
Andrea Tardino
07/04/2022
Come ritornare (e restare) in forma
Il momento migliore per rimettersi in forma è adesso. Non procrastinare ciò che riguarda la propria salute fisica è una delle migliori abitudini da adottare nella vita. Un passo alla volta bisognerebbe iniziare a impostare uno stile di vita più sano e regolare.
Sono bandite le diete miracolose o i trattamenti d'urto del momento, piuttosto si dovrebbe adottare una serie di pratiche da portare avanti per sempre che aiutino a ritrovare o migliorare una buona forma fisica.
1) Fare un diario delle proprie abitudini (almeno nella fase iniziale).
Per migliorarsi occorre fare il punto delle proprie abitudini di vita, giuste o sbagliate che siano. Dall’alimentazione al movimento, serve una “lista" completa da cui ripartire. Bisogna fare un punto della situazione: scrivere ciò che si mangia (snack compresi) e il movimento che viene fatto, oltre ad eventuali sintomi di malessere psicofisico (es. mal di testa, spossatezza ecc.). Vedere tutto scritto aiuterà a mettere a fuoco i punti da migliorare.
2) Pianificare la settimana alimentare.
Per essere sicuri di mangiare bene può essere utile stilare un planning alimentare. Mettere a fuoco quando si mangerà a casa o fuori e quando si sarà costretti a consumare un pranzo al volo per mancanza di tempo. Bisognerebbe sempre fare in modo di riequilibrare eventuali sgarri commessi. Piuttosto che rinunciare alla pizza con i colleghi, abbinare un pranzo super healthy e una seduta in più di allenamento.
3) Mangiare di più per non ingrassare.
Vietato saltare anche solo un pasto per rimanere/tornare in forma. Dalla colazione alla cena, passando per gli spuntini, è consigliato mangiare fino a 5 volte al giorno per mantenere attivo il metabolismo e ridurre il senso di fame. Se proprio non si riesce si può provare a ridurre o saltare gli spuntini, senza però rinunciare ai tre pasti principali. Bisogna però scegliere attentamente cosa mangiare, eliminando i piatti pronti e riducendo cibi precotti e confezionati, prediligendo gli alimenti freschi (e di stagione per quanto riguarda frutta/verdura). Concedersi ogni tanto un peccato di gola, possibilmente buono ed equilibrato, rafforzerà la vostra determinazione.
4) Leggere sempre la lista degli ingredienti.
Ricorrere a piatti pronti, seppur freschi, dovrebbe essere l’eccezione. Per avere la garanzia di mangiare bene bisognerebbe prepararsi i pasti da soli (o almeno una parte). Ma se per mille motivi questo non fosse possibile, è fondamentale investire almeno un minuto nella lettura attenta degli ingredienti che compriamo. Evitare le preparazioni troppo ricche di sale, zuccheri, grassi idrogenati e conservanti. Nell'elenco degli ingredienti devono esserci solo nomi che la nonna o un bambino saprebbero definire o disegnare.
5) Muoversi sempre (non solo in palestra).
La parola d’ordine è fare ogni giorno qualcosa di diverso (camminare, correre, nuotare, andare in palestra, sport specifici ecc.) per non annoiarsi/stressarsi e concedersi una giornata di meritato riposo per recuperare. Anche una banale camminata pre/post lavoro è molto utile (mettere un paio di scarpe comode in borsa), si può percorrere almeno una parte di tragitto verso casa a passo sostenuto. Fare sempre le scale invece di usare gli ascensori o le scale mobili, lasciare la macchina a casa almeno nel weekend e spostarsi in bicicletta o a piedi, quando è possibile.
6) Riposare al meglio.
Non rinunciare mai alle giuste ore di sonno. Mangiare bene e allenarsi, insieme a tutto ciò che si fa durante il giorno, stanca il corpo e la mente. Solo il buon riposo ricostruisce e rigenera le strutture fisiche e neuronali. Così se non sono i pensieri ad affollare la testa e a togliere il sonno, potrebbe essere colpa del cuscino o del materasso sbagliato o di una cena troppo “pesante” . Se così, chiedetevi cos’è che non va e trovate l’elemento che disturba il vostro riposo.
7) Mangiare in maniera corretta seguendo semplici regole.
Nessuno metterebbe mai in dubbio l’utilità dei professionisti, eppure in troppe occasioni c’è chi vi rinuncia credendo che se ne possa fare tranquillamente a meno utilizzando il "fai da te" oppure chiedendo a un amico. Molte persone sono convinte che tutto ciò che si vede in rete possa essere dato per buono ed evitano così di rivolgersi a dei professionisti in ambito sportivo. Questo non può di certo garantire risultati apprezzabili, ma potrebbe, al contrario, arrecare seri danni alla salute. Quando in ballo ci sono esigenze correlate alla salute e al benessere, intraprendere autonomamente dei trattamenti o dei percorsi terapeutici è sicuramente una scelta scellerata. Un ambito in cui il “fai da te” è purtroppo molto diffuso è senz’altro quello del fitness. Il consiglio invece è quello di rivolgersi sempre, almeno in fase di avviamento, a professionisti qualificati e possibilmente laureati in ambito sportivo.
Andrea Tardino
Sono bandite le diete miracolose o i trattamenti d'urto del momento, piuttosto si dovrebbe adottare una serie di pratiche da portare avanti per sempre che aiutino a ritrovare o migliorare una buona forma fisica.
1) Fare un diario delle proprie abitudini (almeno nella fase iniziale).
Per migliorarsi occorre fare il punto delle proprie abitudini di vita, giuste o sbagliate che siano. Dall’alimentazione al movimento, serve una “lista" completa da cui ripartire. Bisogna fare un punto della situazione: scrivere ciò che si mangia (snack compresi) e il movimento che viene fatto, oltre ad eventuali sintomi di malessere psicofisico (es. mal di testa, spossatezza ecc.). Vedere tutto scritto aiuterà a mettere a fuoco i punti da migliorare.
2) Pianificare la settimana alimentare.
Per essere sicuri di mangiare bene può essere utile stilare un planning alimentare. Mettere a fuoco quando si mangerà a casa o fuori e quando si sarà costretti a consumare un pranzo al volo per mancanza di tempo. Bisognerebbe sempre fare in modo di riequilibrare eventuali sgarri commessi. Piuttosto che rinunciare alla pizza con i colleghi, abbinare un pranzo super healthy e una seduta in più di allenamento.
3) Mangiare di più per non ingrassare.
Vietato saltare anche solo un pasto per rimanere/tornare in forma. Dalla colazione alla cena, passando per gli spuntini, è consigliato mangiare fino a 5 volte al giorno per mantenere attivo il metabolismo e ridurre il senso di fame. Se proprio non si riesce si può provare a ridurre o saltare gli spuntini, senza però rinunciare ai tre pasti principali. Bisogna però scegliere attentamente cosa mangiare, eliminando i piatti pronti e riducendo cibi precotti e confezionati, prediligendo gli alimenti freschi (e di stagione per quanto riguarda frutta/verdura). Concedersi ogni tanto un peccato di gola, possibilmente buono ed equilibrato, rafforzerà la vostra determinazione.
4) Leggere sempre la lista degli ingredienti.
Ricorrere a piatti pronti, seppur freschi, dovrebbe essere l’eccezione. Per avere la garanzia di mangiare bene bisognerebbe prepararsi i pasti da soli (o almeno una parte). Ma se per mille motivi questo non fosse possibile, è fondamentale investire almeno un minuto nella lettura attenta degli ingredienti che compriamo. Evitare le preparazioni troppo ricche di sale, zuccheri, grassi idrogenati e conservanti. Nell'elenco degli ingredienti devono esserci solo nomi che la nonna o un bambino saprebbero definire o disegnare.
5) Muoversi sempre (non solo in palestra).
La parola d’ordine è fare ogni giorno qualcosa di diverso (camminare, correre, nuotare, andare in palestra, sport specifici ecc.) per non annoiarsi/stressarsi e concedersi una giornata di meritato riposo per recuperare. Anche una banale camminata pre/post lavoro è molto utile (mettere un paio di scarpe comode in borsa), si può percorrere almeno una parte di tragitto verso casa a passo sostenuto. Fare sempre le scale invece di usare gli ascensori o le scale mobili, lasciare la macchina a casa almeno nel weekend e spostarsi in bicicletta o a piedi, quando è possibile.
6) Riposare al meglio.
Non rinunciare mai alle giuste ore di sonno. Mangiare bene e allenarsi, insieme a tutto ciò che si fa durante il giorno, stanca il corpo e la mente. Solo il buon riposo ricostruisce e rigenera le strutture fisiche e neuronali. Così se non sono i pensieri ad affollare la testa e a togliere il sonno, potrebbe essere colpa del cuscino o del materasso sbagliato o di una cena troppo “pesante” . Se così, chiedetevi cos’è che non va e trovate l’elemento che disturba il vostro riposo.
7) Mangiare in maniera corretta seguendo semplici regole.
- Tenere d’occhio le porzioni. Il primo segreto di una dieta equilibrata è non esagerare mai, specialmente quando si parla di cibo dall’alto contenuto calorico. Come regola: non servirsi mai due volte.
- Puntare sempre sulla varietà di prodotti. Avere un apporto nutritivo variegato è fondamentale. Non devono mai mancare frutta e verdura di stagione, legumi, cereali, frutta secca e proteine.
- Preferite i cereali integrali. Scegliere pane, riso e pasta integrali (sono ricchi di fibre e poco raffinati e lavorati).
- Fare il pieno di Omega3. Riducono il rischio di attacco cardiaco e combattono i radicali liberi (presenti in sardine, merluzzo, aringhe, sgombro, salmone, tonno, avocado).
- Ridurre le proteine di origine animale. Contengono molto grassi saturi e aumentano i livelli di colesterolo “cattivo”. Per limitarne l’assunzione, scegliere carni e prodotti caseari magri.
- Limitare gli zuccheri aggiunti. Sono già abbondantemente presenti in cereali e frutta, evitare quindi di aggiungere ulteriori zuccheri a bevande o dolci. Nel caso preferire lo zucchero di canna integrale o un cucchiaino di miele.
- Attenzione alle bevande. Anche le bevande possono apportare alla dieta calorie indesiderate. Eliminare o evitare il più possibile alcol, bibite gassate e succhi di frutta confezionati.
- Poco sale. L’eccesso di sodio aumenta la pressione sanguigna e può causare ipertensione, diabete e l’odiata cellulite causata dalla ritenzione idrica. Cercare quindi di ridurne il consumo giornaliero, optando invece per le spezie.
Nessuno metterebbe mai in dubbio l’utilità dei professionisti, eppure in troppe occasioni c’è chi vi rinuncia credendo che se ne possa fare tranquillamente a meno utilizzando il "fai da te" oppure chiedendo a un amico. Molte persone sono convinte che tutto ciò che si vede in rete possa essere dato per buono ed evitano così di rivolgersi a dei professionisti in ambito sportivo. Questo non può di certo garantire risultati apprezzabili, ma potrebbe, al contrario, arrecare seri danni alla salute. Quando in ballo ci sono esigenze correlate alla salute e al benessere, intraprendere autonomamente dei trattamenti o dei percorsi terapeutici è sicuramente una scelta scellerata. Un ambito in cui il “fai da te” è purtroppo molto diffuso è senz’altro quello del fitness. Il consiglio invece è quello di rivolgersi sempre, almeno in fase di avviamento, a professionisti qualificati e possibilmente laureati in ambito sportivo.
Andrea Tardino
23/02/2022
L'importanza dello stretching
La flessibilità è uno dei parametri più sottovalutati in assoluto, forse a causa di luoghi comuni passati risalenti a quando non si faceva stretching o se ne faceva molto poco, perché si pensava di perdere il tono muscolare così faticosamente guadagnato.
In realtà è esattamente l'opposto: difficilmente un muscolo può crescere se non è flessibile. Squilibri muscolari e scarsa flessibilità diminuiscono la capacità di prestazione e predispongono agli infortuni.
Lo stretching è importante perché previene la maggior parte degli infortuni muscolari e migliora le prestazioni.
E' necessario però comprendere a cosa serva lo stretching pre-allenamento e quello post-allenamento. Prima di un allenamento, qualsiasi esso sia, bisogna preparare i muscoli e le articolazioni allo sforzo attraverso sessioni di stretching dinamico e riscaldamento. Mai confondere lo stretching pre-allenamento con il riscaldamento! Sono due cose separate e fondamentali, che si intersecano tra loro (non esiste l’uno senza l’altro).
Lo stretching dinamico è un tipo di allungamento in cui l’escursione articolare aumenta man mano attraverso delle piccole oscillazioni e molleggi che permettono di arrivare in modo graduale al limite della propria escursione articolare. Quindi questo tipo di stretching mira a mobilizzare le articolazioni e a riscaldare i muscoli coinvolti.
Esempi di stretching dinamico:
-Slancio posteriore della gamba: slanciare una gamba alla volta verso dietro fino ad arrivare, un po' alla volta, a toccare con il tallone il gluteo.
-Slancio della gamba avanti e indietro: slanciare una gamba alla volta prima avanti e poi indietro, cercando di ampliare il movimento dopo ogni cambio gamba.
Alla fine di un allenamento bisogna sempre defaticare i muscoli, allungandoli per almeno 10' attraverso lo stretching statico, che aiuta ad ossigenare il muscolo e a drenare le sostanze di scarto. Esso consiste nel raggiungere una posizione di allungamento che non dia dolore e mantenerla per circa 20'-30', arrivando alla massima tensione di allungamento possibile. Bisogna effettuare questo tipo di stretching quando la muscolatura è già calda, non bisogna effettuare molleggi durante l’esecuzione e si deve respirare in maniera profonda.
Esempi di stretching statico:
-Ginocchia al petto da sdraiati: dalla posizione supina, portare un ginocchio al petto e poi cambiare gamba.
-Allungamento del quadricipite: piegare un ginocchio alla volta, portando il tallone in contatto con il gluteo e mantenere la posizione.
Ripristina la lunghezza delle fibre muscolari
Durante gli allenamenti i muscoli si contraggono e quindi le fibre muscolari si accorciano (sia con allenamenti per incrementare la forza sia con quelli per migliorare la resistenza). Per consentire alle fibre muscolari di ritornare alla corretta lunghezza, è fondamentale praticare dello stretching alla fine dell'allenamento, qualunque esso sia. In caso contrario, si potrebbero verificare dei fenomeni di usura delle articolazioni con conseguenti disturbi fastidiosi. Questo perché i muscoli più corti comprimono le articolazioni e di conseguenza usura delle cartilagini e perdita della flessibilità.
Previene i dolori
A coloro che praticano attività fisica con costanza, sarà capitato di aver accusato crampi o dolori diffusi subito dopo la sessione di allenamento. Questo perché i muscoli producono acido lattico, ma grazie all’attività anaerobica è possibile riconvertirlo in glucosio dall’organismo. Successivamente ad un’attività fisica intensa, i muscoli potrebbero produrre più acido lattico di quanto il corpo sia in grado di metabolizzare. In questi casi, si verificano dolori e senso di affaticamento, che potrebbero causare diversi disturbi.
Inoltre, si potrebbe verificare l’indolenzimento dei muscoli alcuni giorni dopo l’attività fisica. Per evitare o alleviare tali problemi, e recuperare in maniera ottimale è possibile quindi praticare dello stretching.
Migliora la circolazione
Un altro vantaggio apportato dallo stretching post allenamento è il miglioramento della circolazione. Infatti, quest’attività consente di eliminare tutte le tossine ed i metaboliti (ovvero i prodotti intermedi delle razioni metaboliche) prodotti durante l’attività fisica. Infatti, allungando la muscolatura e sciogliendo le tensioni, si può contribuire a eliminare le sostanze di scarto agendo direttamente sul miglioramento della circolazione.
Andrea Tardino
In realtà è esattamente l'opposto: difficilmente un muscolo può crescere se non è flessibile. Squilibri muscolari e scarsa flessibilità diminuiscono la capacità di prestazione e predispongono agli infortuni.
Lo stretching è importante perché previene la maggior parte degli infortuni muscolari e migliora le prestazioni.
E' necessario però comprendere a cosa serva lo stretching pre-allenamento e quello post-allenamento. Prima di un allenamento, qualsiasi esso sia, bisogna preparare i muscoli e le articolazioni allo sforzo attraverso sessioni di stretching dinamico e riscaldamento. Mai confondere lo stretching pre-allenamento con il riscaldamento! Sono due cose separate e fondamentali, che si intersecano tra loro (non esiste l’uno senza l’altro).
Lo stretching dinamico è un tipo di allungamento in cui l’escursione articolare aumenta man mano attraverso delle piccole oscillazioni e molleggi che permettono di arrivare in modo graduale al limite della propria escursione articolare. Quindi questo tipo di stretching mira a mobilizzare le articolazioni e a riscaldare i muscoli coinvolti.
Esempi di stretching dinamico:
-Slancio posteriore della gamba: slanciare una gamba alla volta verso dietro fino ad arrivare, un po' alla volta, a toccare con il tallone il gluteo.
-Slancio della gamba avanti e indietro: slanciare una gamba alla volta prima avanti e poi indietro, cercando di ampliare il movimento dopo ogni cambio gamba.
Alla fine di un allenamento bisogna sempre defaticare i muscoli, allungandoli per almeno 10' attraverso lo stretching statico, che aiuta ad ossigenare il muscolo e a drenare le sostanze di scarto. Esso consiste nel raggiungere una posizione di allungamento che non dia dolore e mantenerla per circa 20'-30', arrivando alla massima tensione di allungamento possibile. Bisogna effettuare questo tipo di stretching quando la muscolatura è già calda, non bisogna effettuare molleggi durante l’esecuzione e si deve respirare in maniera profonda.
Esempi di stretching statico:
-Ginocchia al petto da sdraiati: dalla posizione supina, portare un ginocchio al petto e poi cambiare gamba.
-Allungamento del quadricipite: piegare un ginocchio alla volta, portando il tallone in contatto con il gluteo e mantenere la posizione.
Ripristina la lunghezza delle fibre muscolari
Durante gli allenamenti i muscoli si contraggono e quindi le fibre muscolari si accorciano (sia con allenamenti per incrementare la forza sia con quelli per migliorare la resistenza). Per consentire alle fibre muscolari di ritornare alla corretta lunghezza, è fondamentale praticare dello stretching alla fine dell'allenamento, qualunque esso sia. In caso contrario, si potrebbero verificare dei fenomeni di usura delle articolazioni con conseguenti disturbi fastidiosi. Questo perché i muscoli più corti comprimono le articolazioni e di conseguenza usura delle cartilagini e perdita della flessibilità.
Previene i dolori
A coloro che praticano attività fisica con costanza, sarà capitato di aver accusato crampi o dolori diffusi subito dopo la sessione di allenamento. Questo perché i muscoli producono acido lattico, ma grazie all’attività anaerobica è possibile riconvertirlo in glucosio dall’organismo. Successivamente ad un’attività fisica intensa, i muscoli potrebbero produrre più acido lattico di quanto il corpo sia in grado di metabolizzare. In questi casi, si verificano dolori e senso di affaticamento, che potrebbero causare diversi disturbi.
Inoltre, si potrebbe verificare l’indolenzimento dei muscoli alcuni giorni dopo l’attività fisica. Per evitare o alleviare tali problemi, e recuperare in maniera ottimale è possibile quindi praticare dello stretching.
Migliora la circolazione
Un altro vantaggio apportato dallo stretching post allenamento è il miglioramento della circolazione. Infatti, quest’attività consente di eliminare tutte le tossine ed i metaboliti (ovvero i prodotti intermedi delle razioni metaboliche) prodotti durante l’attività fisica. Infatti, allungando la muscolatura e sciogliendo le tensioni, si può contribuire a eliminare le sostanze di scarto agendo direttamente sul miglioramento della circolazione.
Andrea Tardino
01/01/2022
Svezia, sport obbligatorio durante l'orario di lavoro
Una lezione di yoga, una corsa al parco, un po' di esercizio all'aria aperta in pausa pranzo. Una pratica sempre più diffusa nel mondo occidentale. Ma la Svezia è avanti: circa il 70% degli svedesi fa attività fisica, almeno una volta a settimana. Per mantenersi in forma, per il benessere, per puro divertimento o per obbligo. Diverse aziende infatti, come la Bjorn Borg, fondata dal leggendario campione di tennis svedese, e che vende abbigliamento sportivo, lo impone ai dipendenti. C'è tanto di avviso di chiusura negozio, per un'ora, ogni venerdì, per permettere ai dipendenti di allenarsi. "Se vuoi che tutti si sentano bene, diano il meglio, se vuoi ottenere risultati nel lungo termine, c'è bisogno che tutti facciano attività sportiva", dice convinto Henrik Bunge, CEO dell'azienda. Secondo uno studio dell'Università di Stoccolma, fare sport durante l'orario di lavoro genera benefici sia per i dipendenti che per i datori di lavoro, migliora la produttività, la concentrazione, crea spirito di gruppo e fa calare le assenze per malattia. "É fantastico, un'iniziativa bellissima - dice Cecilia, una dipendente - è divertente riuscire ad allenarsi durante la propria giornata di lavoro". Ma in Svezia prendersi cura di sé è normale, è quasi considerato un dovere, una responsabilità sociale.
La pratica di uno sport o meno è anche diventata un fattore determinata di valutazione durante i colloqui di lavoro e molte aziende, viceversa, cercano di attrarre nuovi e giovani talenti finanziando le loro passioni, che siano il golf o l'acquagym.
Andrea Tardino
La pratica di uno sport o meno è anche diventata un fattore determinata di valutazione durante i colloqui di lavoro e molte aziende, viceversa, cercano di attrarre nuovi e giovani talenti finanziando le loro passioni, che siano il golf o l'acquagym.
Andrea Tardino
01/09/2021
Come scegliere le scarpe per fare attività fisica
Qualsiasi attività si faccia, è importante scegliere la scarpa corretta per non avere problemi tendinei, articolari e muscolari nel corso del tempo. Inoltre sarebbe anche una buona abitudine cambiare la scarpa ogni tot di tempo a seconda di quanto sport si pratica e di come la scarpa viene consumata. Le scarpe da tennis si suddividono in 8 categorie che vanno da A0 ad A7.
Scarpe A0 (o minimaliste)
Vanno dai 200g ai 350g. Sono scarpe ridotte all'osso, ma non per questo inefficaci, nel senso che tutti materiali superflui sono eliminati, e la suola è composta di un solo strato, sono molto simili per leggerezza alle A1. Sono scarpe di solito molto comode, che lasciano tutto lo spazio possibile al piede e permettono alle dita di muoversi con agevolezza.
Scarpe A1 (o superleggere)
Devono pesare meno di 250g. Sono scarpe molto leggere che non offrono nessuna risposta in ammonizzazione in quanto sono indispensabili a chi fa gare, l’ammonizzazione disperde buona parte dell’energia cinetica sviluppata nella compressione della scarpa stessa, quindi maggiore è l'ammonizzazione e minore sarà la prestazione a parità di sforzo. Chiaro che però tutto l’impatto della corsa verrà ripercosso sulle articolazioni.
Scarpe A2 (o intermedie)
Pesano da 250g a 300g. Trattasi di scarpe molto leggere, ma che hanno una discreta di ammonizzazione. Chiaro che sono comunque scarpe molto tecniche da indossare solo a chi fa della corsa un’attività da anni, sconsigliate quindi a persone che si avvicinano al running anche se di peso leggero.
Scarpe A3 (o massimo ammortizzamento)
Pesano da 300g a 390g, come 2 iphone (1 per piede). Sono scarpe con suola molto ammortizzata che, chiaramente, riduce la prestazione in velocità. Hanno un dislivello abbastanza evidente tra avanpiede e tallone, questo per proteggere il tallone e il tendine di Achille dagli impatti. Sono le scarpe più usate da chi non vuole rinunciare al confort di una scarpa comoda.
Scarpe A4 (o stabili)
Pesano da 300g a 390g. Sono indicate per chi non ha un ottimo controllo del piede in corsa (provviste di supporti che impediscono l’Iperpronazione, cioè quel difetto che porta l’eccessivo carico del piede verso l’interno quindi quando il piede cede verso l’interno).
Hanno anche una buona ammortizzazione. Consigliata per persone sopra gli 80 kg e iperpronatori.
Scarpe A5 (o fuori strada)
Pesano da 300g a 390g. Si usano per i fuoristrada, in cui è fondamentale la presa della suola e la protezione da storte. Sono scarpe in cui si mette in secondo piano la prestazione e si da importanza al controllo in qualunque situazione di terreno (roccia, fango, acqua, erba, legno). Le suole sono a taglio carro armato proprio per favorire il grip, sono ammortizzate e hanno un buon supporto della caviglia.
Scarpe A7 (o chiodate)
Pesano meno di 200g. Sono le scarpe specialistiche e specifiche per le corse e gare su pista, per l’atletica leggera
Scarpe Fitness (sneakers)
Pesano da 300g in su. Sono le scarpe da ginnastica che indossa chiunque. Spesso sono usate da chi si approccia alla corsa, ma non sono adatte per questo scopo in quanto hanno un’ammortizzazione incapace di assorbire gli impatti della corsa e non hanno stabilità.
Andrea Tardino
Scarpe A0 (o minimaliste)
Vanno dai 200g ai 350g. Sono scarpe ridotte all'osso, ma non per questo inefficaci, nel senso che tutti materiali superflui sono eliminati, e la suola è composta di un solo strato, sono molto simili per leggerezza alle A1. Sono scarpe di solito molto comode, che lasciano tutto lo spazio possibile al piede e permettono alle dita di muoversi con agevolezza.
Scarpe A1 (o superleggere)
Devono pesare meno di 250g. Sono scarpe molto leggere che non offrono nessuna risposta in ammonizzazione in quanto sono indispensabili a chi fa gare, l’ammonizzazione disperde buona parte dell’energia cinetica sviluppata nella compressione della scarpa stessa, quindi maggiore è l'ammonizzazione e minore sarà la prestazione a parità di sforzo. Chiaro che però tutto l’impatto della corsa verrà ripercosso sulle articolazioni.
Scarpe A2 (o intermedie)
Pesano da 250g a 300g. Trattasi di scarpe molto leggere, ma che hanno una discreta di ammonizzazione. Chiaro che sono comunque scarpe molto tecniche da indossare solo a chi fa della corsa un’attività da anni, sconsigliate quindi a persone che si avvicinano al running anche se di peso leggero.
Scarpe A3 (o massimo ammortizzamento)
Pesano da 300g a 390g, come 2 iphone (1 per piede). Sono scarpe con suola molto ammortizzata che, chiaramente, riduce la prestazione in velocità. Hanno un dislivello abbastanza evidente tra avanpiede e tallone, questo per proteggere il tallone e il tendine di Achille dagli impatti. Sono le scarpe più usate da chi non vuole rinunciare al confort di una scarpa comoda.
Scarpe A4 (o stabili)
Pesano da 300g a 390g. Sono indicate per chi non ha un ottimo controllo del piede in corsa (provviste di supporti che impediscono l’Iperpronazione, cioè quel difetto che porta l’eccessivo carico del piede verso l’interno quindi quando il piede cede verso l’interno).
Hanno anche una buona ammortizzazione. Consigliata per persone sopra gli 80 kg e iperpronatori.
Scarpe A5 (o fuori strada)
Pesano da 300g a 390g. Si usano per i fuoristrada, in cui è fondamentale la presa della suola e la protezione da storte. Sono scarpe in cui si mette in secondo piano la prestazione e si da importanza al controllo in qualunque situazione di terreno (roccia, fango, acqua, erba, legno). Le suole sono a taglio carro armato proprio per favorire il grip, sono ammortizzate e hanno un buon supporto della caviglia.
Scarpe A7 (o chiodate)
Pesano meno di 200g. Sono le scarpe specialistiche e specifiche per le corse e gare su pista, per l’atletica leggera
Scarpe Fitness (sneakers)
Pesano da 300g in su. Sono le scarpe da ginnastica che indossa chiunque. Spesso sono usate da chi si approccia alla corsa, ma non sono adatte per questo scopo in quanto hanno un’ammortizzazione incapace di assorbire gli impatti della corsa e non hanno stabilità.
Andrea Tardino
01/05/2021
Perché allenarsi in gruppo fa bene?
Lo studio dell'University of New England mostra i benefici degli esercizi di gruppo sul benessere psichico ed emotivo delle persone. Cercare una compagnia per fare esercizio fisico potrebbe essere un toccasana per la salute psichica, una naturale medicina per combattere ansia e burnout. A dimostrarlo è un nuovo studio, che ha evidenziato come l'allenamento di gruppo garantisca una riduzione dei livelli di stress e un miglioramento della qualità della vita, superiori agli esercizi solitari.
Lo studio, pubblicato sul Journal of the American Osteopathic Association, ha esaminato 69 studenti di medicina, una categoria che notoriamente deve affrontare alti livelli di stress a causa dello studio. I 69 volontari sono stati suddivisi in tre parti: un gruppo di controllo (non impegnato in esercizi fisici regolari all'infuori di passeggiate e giri in bicicletta), un gruppo dedito ad attività che garantiscono il miglioramento della salute e una classe di fitness. Lo studio è durato complessivamente 12 settimane e ogni quattro i partecipanti erano sottoposti a questionari per stabilire i livelli di stress e la qualità mentale, fisica ed emotiva della vita. Alla fine del percorso la classe di fitness ha mostrato grossi miglioramenti nei punteggi tenuti sotto osservazione, registrando un calo dei livelli di stress del 26,2 per cento. Al contrario, non è stato lo stesso per il gruppo di controllo.
"Riunirsi con amici o colleghi per compiere attività che prevedono uno sforzo, garantisce diversi vantaggi", hanno dichiarato i ricercatori impegnati nello studio. Secondo il team incontrarsi con altre persone potrebbe garantire la riduzione dello stress in ambienti ad alta pressione, come l'università per gli studenti di medicina, appunto.
I ricercatori ci tengono però a sottolineare che i risultati andrebbero approfonditi, poiché lo studio è stato compiuto su un campione ridotto. Lo ricerca, inoltre, non ha esaminato i miglioramenti nella forma fisica e non si tratta di un tentativo di sminuire i numerosi vantaggi che derivano da un allenamento solitario, soprattutto per chi si dedica ad attività a livello agonistico.
Andrea Tardino
Lo studio, pubblicato sul Journal of the American Osteopathic Association, ha esaminato 69 studenti di medicina, una categoria che notoriamente deve affrontare alti livelli di stress a causa dello studio. I 69 volontari sono stati suddivisi in tre parti: un gruppo di controllo (non impegnato in esercizi fisici regolari all'infuori di passeggiate e giri in bicicletta), un gruppo dedito ad attività che garantiscono il miglioramento della salute e una classe di fitness. Lo studio è durato complessivamente 12 settimane e ogni quattro i partecipanti erano sottoposti a questionari per stabilire i livelli di stress e la qualità mentale, fisica ed emotiva della vita. Alla fine del percorso la classe di fitness ha mostrato grossi miglioramenti nei punteggi tenuti sotto osservazione, registrando un calo dei livelli di stress del 26,2 per cento. Al contrario, non è stato lo stesso per il gruppo di controllo.
"Riunirsi con amici o colleghi per compiere attività che prevedono uno sforzo, garantisce diversi vantaggi", hanno dichiarato i ricercatori impegnati nello studio. Secondo il team incontrarsi con altre persone potrebbe garantire la riduzione dello stress in ambienti ad alta pressione, come l'università per gli studenti di medicina, appunto.
I ricercatori ci tengono però a sottolineare che i risultati andrebbero approfonditi, poiché lo studio è stato compiuto su un campione ridotto. Lo ricerca, inoltre, non ha esaminato i miglioramenti nella forma fisica e non si tratta di un tentativo di sminuire i numerosi vantaggi che derivano da un allenamento solitario, soprattutto per chi si dedica ad attività a livello agonistico.
Andrea Tardino
01/02/2021
Quanto bisogna allenarsi per essere in forma?
Il vero segreto, oltre a una dieta sana, è il movimento. Ma quanta attività fisica bisogna svolgere? Bastano 30 minuti al giorno per mantenersi tonici e perdere peso.
A confermarlo è uno studio danese: non è necessario sottoporsi a lunghe e stressanti sessioni di allenamento in palestra, chi si esercita per 30' al giorno va incontro ad un calo di peso superiore di un terzo rispetto a chi pratica attività fisica per il doppio del tempo. Allenamenti troppo lunghi rischiano di lasciarci privi di forze e di demotivarci. Con sessioni di esercizio più brevi e leggere, invece, saremo più propensi a dedicarci all'attività fisica ogni giorno. Lo studio in questione è stato condotto dagli esperti dell'Università di Copenhagen ed è stato pubblicato sullo Scandinavian Journal of Public Health.
I ricercatori hanno coinvolto nello studio 60 uomini danesi in sovrappeso. Le osservazioni hanno avuto una durata di 13 settimane. I volontari sono stati suddivisi in due gruppi. L'allenamento quotidiano doveva consistere in jogging e esercizi alla cyclette. È stata prevista una durata di 30 minuti per il primo gruppo e di 1 ora per il secondo gruppo.
Il risultato? I partecipanti che si erano allenati soltanto per mezz'ora al giorno hanno raggiunto dei traguardi migliori per quanto riguarda la perdita di peso. I volontari del primo gruppo avevano perso 3,6 Kg, mentre il dimagrimento dei partecipanti del secondo gruppo, che si erano allenati per il doppio del tempo, è risultato di soli 2,7 chili.
Da qui le conclusioni degli esperti: con un allenamento più breve, il fisico non risulta spossato, ma ancora carico di energie. Il segreto per dimagrire e mantenersi in forma? Esercizio costante e moderato, che risulti un piacere e non un dovere.
Andrea Tardino
A confermarlo è uno studio danese: non è necessario sottoporsi a lunghe e stressanti sessioni di allenamento in palestra, chi si esercita per 30' al giorno va incontro ad un calo di peso superiore di un terzo rispetto a chi pratica attività fisica per il doppio del tempo. Allenamenti troppo lunghi rischiano di lasciarci privi di forze e di demotivarci. Con sessioni di esercizio più brevi e leggere, invece, saremo più propensi a dedicarci all'attività fisica ogni giorno. Lo studio in questione è stato condotto dagli esperti dell'Università di Copenhagen ed è stato pubblicato sullo Scandinavian Journal of Public Health.
I ricercatori hanno coinvolto nello studio 60 uomini danesi in sovrappeso. Le osservazioni hanno avuto una durata di 13 settimane. I volontari sono stati suddivisi in due gruppi. L'allenamento quotidiano doveva consistere in jogging e esercizi alla cyclette. È stata prevista una durata di 30 minuti per il primo gruppo e di 1 ora per il secondo gruppo.
Il risultato? I partecipanti che si erano allenati soltanto per mezz'ora al giorno hanno raggiunto dei traguardi migliori per quanto riguarda la perdita di peso. I volontari del primo gruppo avevano perso 3,6 Kg, mentre il dimagrimento dei partecipanti del secondo gruppo, che si erano allenati per il doppio del tempo, è risultato di soli 2,7 chili.
Da qui le conclusioni degli esperti: con un allenamento più breve, il fisico non risulta spossato, ma ancora carico di energie. Il segreto per dimagrire e mantenersi in forma? Esercizio costante e moderato, che risulti un piacere e non un dovere.
Andrea Tardino
01/10/2020
Aziende e salute
Il benessere fisico, psichico e sociale è essenziale per la qualità della vita e, considerando che sul posto di lavoro si trascorrono molte ore, diventa fondamentale che un’azienda non solo si impegni a soddisfare i requisiti giuridici di salute e sicurezza, ma possa anche promuovere buone pratiche per migliorare le condizioni generali del dipendente, ricordando che il benessere “personale” è il benessere “del personale” e di conseguenza dell’impresa. Il datore di lavoro potrebbe infatti rivestire un ruolo attivo per promuovere attività che possano contribuire alla prevenzione di numerose malattie caratteristiche della nostra epoca, quali per esempio ipertensione, obesità, diabete e patologie cardiovascolari, molte delle quali hanno alla base fattori di rischio comuni ma, per fortuna, modificabili. Infatti, da studi clinici è stato dimostrato che esistono quattro variabili che incidono sulla possibilità che una persona si ammali meno:
• praticare almeno 3,5 ore di attività fisica alla settimana (circa 30 minuti al giorno);
• BMI (Body Mass Index o Indice di Massa Corporea) inferiore a 30: è il rapporto tra il peso dell’individuo e la sua altezza al quadrato espressa in metri ed è utilizzato come un indicatore dello stato di peso forma;
• una dieta sana;
• non aver mai fumato.
Andrea Tardino
• praticare almeno 3,5 ore di attività fisica alla settimana (circa 30 minuti al giorno);
• BMI (Body Mass Index o Indice di Massa Corporea) inferiore a 30: è il rapporto tra il peso dell’individuo e la sua altezza al quadrato espressa in metri ed è utilizzato come un indicatore dello stato di peso forma;
• una dieta sana;
• non aver mai fumato.
Andrea Tardino
01/05/2020
Per perdere peso i carboidrati sono necessari?
L'estate per molti è un’occasione per perdere peso e rimettersi in forma, recuperando anche salute. Molti però credono che per perdere peso sia necessario mangiare meno carboidrati. Vero o falso? Risponde la dottoressa Manuela Pastore, dietista clinico della Direzione Sanitaria dell’Istituto Clinico Humanitas.
Se si vuole perdere peso in modo stabile è necessario non fare a meno dei carboidrati, che sono la “benzina” per l’organismo, una sorta di “energia pulita” indispensabile per il buon funzionamento di gran parte degli organi fra cui cervello e muscoli. Sono così utili che il loro fabbisogno quotidiano corrisponde a più del 50% delle calorie introdotte con la dieta. Non tutti i carboidrati però sono indispensabili e utili per perdere peso: dolci e bevande confezionate, per esempio, sono una fonte di carboidrati completamente superflui e contribuiscono a fornire calorie che facilmente si trasformano in grasso di deposito. Invece, cereali, legumi e frutta rappresentano la base di un’alimentazione sana. Le versioni integrali dei cereali, tra cui anche la pasta e il riso integrale, oltre a farro, orzo, miglio, quinoa, grano saraceno, sono un’ottima fonte di fibra alimentare importante per la sua funzione metabolica, ovvero perché riduce i picchi iperglicemici post-prandiali, cioè aiuta a contenere l’aumento dei livelli degli zuccheri nel sangue dopo i pasti, rallenta l’assorbimento di zuccheri e grassi, aumenta la sazietà oltre a contribuire alla regolarità intestinale. Preferire quindi un’alimentazione che includa carboidrati “necessari”, non solo permette di perdere peso ma, essendo anche un’alimentazione sana ha positivi effetti sulla salute generale.”
Andrea Tardino
Se si vuole perdere peso in modo stabile è necessario non fare a meno dei carboidrati, che sono la “benzina” per l’organismo, una sorta di “energia pulita” indispensabile per il buon funzionamento di gran parte degli organi fra cui cervello e muscoli. Sono così utili che il loro fabbisogno quotidiano corrisponde a più del 50% delle calorie introdotte con la dieta. Non tutti i carboidrati però sono indispensabili e utili per perdere peso: dolci e bevande confezionate, per esempio, sono una fonte di carboidrati completamente superflui e contribuiscono a fornire calorie che facilmente si trasformano in grasso di deposito. Invece, cereali, legumi e frutta rappresentano la base di un’alimentazione sana. Le versioni integrali dei cereali, tra cui anche la pasta e il riso integrale, oltre a farro, orzo, miglio, quinoa, grano saraceno, sono un’ottima fonte di fibra alimentare importante per la sua funzione metabolica, ovvero perché riduce i picchi iperglicemici post-prandiali, cioè aiuta a contenere l’aumento dei livelli degli zuccheri nel sangue dopo i pasti, rallenta l’assorbimento di zuccheri e grassi, aumenta la sazietà oltre a contribuire alla regolarità intestinale. Preferire quindi un’alimentazione che includa carboidrati “necessari”, non solo permette di perdere peso ma, essendo anche un’alimentazione sana ha positivi effetti sulla salute generale.”
Andrea Tardino
01/03/2020
Una sana alimentazione allunga la vita
Inutile aggrapparsi all’alibi dell’“oramai quel che è fatto è fatto”. Perché gli studi scientifici sono pronti a smentirci con lo spiazzante “meglio tardi che mai”. Cambiare abitudini a tavola, passando da una dieta scorretta a un regime alimentare salutare, procura vantaggi sempre, anche quando si ha la sensazione che tutto sia perduto. L’importante è essere costanti, non basta il sacrificio di un giorno o di una settimana, per intenderci. A sostenerlo sono i ricercatori dell’Harvard School of Public Health che per dieci anni hanno osservato attentamente cosa c’era nel piatto di 70 mila persone, dimostrando che rispettare a lungo le regole della nuova dieta allunga la vita. Chi per 12 anni sta per lo più attento a ciò che mangia, sgarrando solo in occasioni limitate, riduce il rischio di morte prematura del 20 per cento.
Quali sono le scelte giuste? Per esempio, suggeriscono i ricercatori di Harvard, ridurre le porzioni giornaliere di carne rossa e lavorata per sostituirle con noci o legumi, come fagioli e lenticchie. Chi segue il suggerimento acquista anni di vita, allontanando la possibilità di soffrire di malattie cardiovascolari. E vale anche il contrario: peggiora l’alimentazione, aumenta il rischio di morte prematura. I ricercatori che hanno pubblicato i risultati della loro indagine sul New England Journal of Medicine non possono spingersi oltre. Cambiare dieta non ha effetti quantificabili sulle probabilità di ammalarsi di cancro.
I dati che hanno portato a queste conclusioni provengono da due giganteschi studi, fonte preziosa per altre innumerevoli ricerche. Stiamo parlando del Nurses’ Health Study, un monitoraggio della salute femminile e dell’Health Professionals Follow-Up Study, una indagine sulla salute maschile. Entrambi gli studi erano incentrati sul personale sanitario, sono duranti decenni e sono stati condotti ad Harvard. Bastava uscire dai propri uffici per trovarsi a portata di mano un patrimonio di informazioni senza precedenti.
I partecipanti ai due studi compilavano ogni quattro anni un questionario su cosa mangiavano, quanto e con quale frequenza.
I risultati hanno mostrato un’associazione tra alimentazione e salute. Trattandosi di un campione omogeneo per condizione socio economica, visto che tutti i partecipanti avevano un impiego simile, le conclusioni non sono influenzate da fattori socio/economici.
Andrea Tardino
Quali sono le scelte giuste? Per esempio, suggeriscono i ricercatori di Harvard, ridurre le porzioni giornaliere di carne rossa e lavorata per sostituirle con noci o legumi, come fagioli e lenticchie. Chi segue il suggerimento acquista anni di vita, allontanando la possibilità di soffrire di malattie cardiovascolari. E vale anche il contrario: peggiora l’alimentazione, aumenta il rischio di morte prematura. I ricercatori che hanno pubblicato i risultati della loro indagine sul New England Journal of Medicine non possono spingersi oltre. Cambiare dieta non ha effetti quantificabili sulle probabilità di ammalarsi di cancro.
I dati che hanno portato a queste conclusioni provengono da due giganteschi studi, fonte preziosa per altre innumerevoli ricerche. Stiamo parlando del Nurses’ Health Study, un monitoraggio della salute femminile e dell’Health Professionals Follow-Up Study, una indagine sulla salute maschile. Entrambi gli studi erano incentrati sul personale sanitario, sono duranti decenni e sono stati condotti ad Harvard. Bastava uscire dai propri uffici per trovarsi a portata di mano un patrimonio di informazioni senza precedenti.
I partecipanti ai due studi compilavano ogni quattro anni un questionario su cosa mangiavano, quanto e con quale frequenza.
I risultati hanno mostrato un’associazione tra alimentazione e salute. Trattandosi di un campione omogeneo per condizione socio economica, visto che tutti i partecipanti avevano un impiego simile, le conclusioni non sono influenzate da fattori socio/economici.
Andrea Tardino
01/01/2020
Errori e falsi miti sull'attività motoria
Quante persone hanno un rapporto più o meno occasionale con lo sport? Quante di queste sono seguite da un professionista serio e quante si improvvisano atleti?Districarsi tra le molte notizie che si sentono nell'ambito sportivo non è semplice e la voglia di ottenere rapidi risultati è complice di un allenamento a volte scorretto. E' quindi consigliato rivolgersi a trainers qualificati per non incorrere in facili errori.
Sudare non fa per niente dimagrire: la sudorazione è importantissima per il nostro organismo poiché consente di raffreddare i tessuti evitando problemi cardiovascolari e sintomi di svenimento. Durante l'attività fisica la sudorazione deve essere naturale, mai eccessiva e mai indotta. Al bando, quindi, le fasce di sudorazione. Sudare, infatti, non provoca una riduzione del nostro peso ma solo una perdita di liquidi che saranno recuperati al termine dell'attività fisica.
Bere durante l'allenamento: forse in pochi bevono durante le sessioni di allenamento a causa di un mito assolutamente da sfatare. Bere durante l'attività fisica quotidiana è fondamentale ed è consigliato anche in assenza di un forte stimolo. Mai bere più di 250 ml per volta rispettando una pausa di almeno 20'. Meglio prediligere dei sali minerali per reintegrare in maniera più rapida dopo l'attività motoria.
Dimagrimento localizzato: altro falso mito, infatti non esiste alcun esercizio o set di ripetizioni che lo consentano. Nessuna ricerca, ad oggi, ha dato speranze a uno dei sogni più ricorrenti per chi ha timore della prova costume. Il nostro corpo infatti rilascia durante l'attività fisica numerosi ormoni che interessano altre zone muscolari non consentendo quindi di escluderle. Un esercizio intenso solo su addominali alti darà conseguenze anche su altre zone e provocherà anche una perdita di peso in generale.
L'appetito viene allenandosi: quante volte ci si sente dire che fare attività fisica aumenta il senso di fame, così che a fine allenamento è difficile resistere alla tentazione di una grande abbuffata? Niente di più falso, infatti il sistema nervoso autonomo parasimpatico viene fortemente stimolato a fine allenamento stemperando il senso di fame, tanto che per i soggetti abituati a uno stile di vita decisamente sedentario, può sorgere nei primi giorni un senso di nausea. L'appetito quindi non viene stimolato, mentre è corretto a fine allenamento integrare con un apporto indicato dal medico.
Grande sforzo e grande risultato: falso, infatti chi predilige uno sforzo e una intensità maggiore durante l'allenamento non perde più peso. Per bruciare più grassi bisogna fare un lavoro prolungato nel tempo. Durante uno sforzo intenso a breve termine entra infatti in gioco l'acido lattico che crea un effetto di stanchezza facendo lavorare meno il muscolo, che di fatto cresce poco. Un allenamento costante nel tempo con la corretta mole di lavoro, consigliata da un trainer professionista, è il modo migliore di affrontare l'attività motoria.
Andrea Tardino
Sudare non fa per niente dimagrire: la sudorazione è importantissima per il nostro organismo poiché consente di raffreddare i tessuti evitando problemi cardiovascolari e sintomi di svenimento. Durante l'attività fisica la sudorazione deve essere naturale, mai eccessiva e mai indotta. Al bando, quindi, le fasce di sudorazione. Sudare, infatti, non provoca una riduzione del nostro peso ma solo una perdita di liquidi che saranno recuperati al termine dell'attività fisica.
Bere durante l'allenamento: forse in pochi bevono durante le sessioni di allenamento a causa di un mito assolutamente da sfatare. Bere durante l'attività fisica quotidiana è fondamentale ed è consigliato anche in assenza di un forte stimolo. Mai bere più di 250 ml per volta rispettando una pausa di almeno 20'. Meglio prediligere dei sali minerali per reintegrare in maniera più rapida dopo l'attività motoria.
Dimagrimento localizzato: altro falso mito, infatti non esiste alcun esercizio o set di ripetizioni che lo consentano. Nessuna ricerca, ad oggi, ha dato speranze a uno dei sogni più ricorrenti per chi ha timore della prova costume. Il nostro corpo infatti rilascia durante l'attività fisica numerosi ormoni che interessano altre zone muscolari non consentendo quindi di escluderle. Un esercizio intenso solo su addominali alti darà conseguenze anche su altre zone e provocherà anche una perdita di peso in generale.
L'appetito viene allenandosi: quante volte ci si sente dire che fare attività fisica aumenta il senso di fame, così che a fine allenamento è difficile resistere alla tentazione di una grande abbuffata? Niente di più falso, infatti il sistema nervoso autonomo parasimpatico viene fortemente stimolato a fine allenamento stemperando il senso di fame, tanto che per i soggetti abituati a uno stile di vita decisamente sedentario, può sorgere nei primi giorni un senso di nausea. L'appetito quindi non viene stimolato, mentre è corretto a fine allenamento integrare con un apporto indicato dal medico.
Grande sforzo e grande risultato: falso, infatti chi predilige uno sforzo e una intensità maggiore durante l'allenamento non perde più peso. Per bruciare più grassi bisogna fare un lavoro prolungato nel tempo. Durante uno sforzo intenso a breve termine entra infatti in gioco l'acido lattico che crea un effetto di stanchezza facendo lavorare meno il muscolo, che di fatto cresce poco. Un allenamento costante nel tempo con la corretta mole di lavoro, consigliata da un trainer professionista, è il modo migliore di affrontare l'attività motoria.
Andrea Tardino
01/11/2019
Lo sport rende il cervello più sano
Lo sport ad alta intensità migliora anche la memoria. A suggerirlo è uno studio condotto dai membri della McMaster University, secondo cui anche solo sei settimane di intenso esercizio, con brevi periodi di interval training della durata di 20 minuti, produrrebbero effetti benefici per la cosiddetta memoria ad alta interferenza, che, ad esempio, ci consente di distinguere la nostra auto da un'altra della stessa marca e modello.
Per avere un cervello sano ci vuole “un fisico bestiale”! A confermarlo ci pensa il Dr.Lavender della Curtin University, che spiega come essere fisicamente attivi sia un fattore fondamentale per mantenere il cervello in salute, anche in età avanzata. In realtà, qualsiasi esercizio fisico sarebbe benefico per la salute del cervello, poiché quest'ultimo, durante l'attività sportiva, gioca un ruolo fondamentale.
L’esercizio fisico regolare aiuta a mantenere il cervello sano, così come il resto del corpo. Anche qualcosa di semplice, come far rimbalzare una palla o stare in piedi su una gamba, mantiene il cervello attivo e impegnato. Il che, è di vitale importanza, soprattutto quando l’età avanza. In questa fase della vita infatti, alcune funzioni corticali sono ridotte, ma studi dimostrano che le persone più sane e fisicamente attive presentano in minor misura questo genere di problema. Anche apprendere una nuova attività fisica può essere utile per proteggere il cervello dall’invecchiamento.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Journal of Cognitive Neuroscience, ha anche fatto emergere che coloro che avevano migliorato la loro forma fisica avrebbero sperimentato anche maggiori aumenti del fattore neurotrofico derivato dal cervello (BDNF), una proteina che supporta la crescita, la funzione e la sopravvivenza delle cellule cerebrali.
Andrea Tardino
Per avere un cervello sano ci vuole “un fisico bestiale”! A confermarlo ci pensa il Dr.Lavender della Curtin University, che spiega come essere fisicamente attivi sia un fattore fondamentale per mantenere il cervello in salute, anche in età avanzata. In realtà, qualsiasi esercizio fisico sarebbe benefico per la salute del cervello, poiché quest'ultimo, durante l'attività sportiva, gioca un ruolo fondamentale.
L’esercizio fisico regolare aiuta a mantenere il cervello sano, così come il resto del corpo. Anche qualcosa di semplice, come far rimbalzare una palla o stare in piedi su una gamba, mantiene il cervello attivo e impegnato. Il che, è di vitale importanza, soprattutto quando l’età avanza. In questa fase della vita infatti, alcune funzioni corticali sono ridotte, ma studi dimostrano che le persone più sane e fisicamente attive presentano in minor misura questo genere di problema. Anche apprendere una nuova attività fisica può essere utile per proteggere il cervello dall’invecchiamento.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Journal of Cognitive Neuroscience, ha anche fatto emergere che coloro che avevano migliorato la loro forma fisica avrebbero sperimentato anche maggiori aumenti del fattore neurotrofico derivato dal cervello (BDNF), una proteina che supporta la crescita, la funzione e la sopravvivenza delle cellule cerebrali.
Andrea Tardino